La cultura dominante rende più facile la razionalizzazione del comportamento anoressico. Le ragazze si confrontano continuamente con immagini di bellezza sempre più impegnative, in cui la linea sembra diventare la chiave magica verso la felicità.
Tale fenomeno sta dilagando quasi a tutti i livelli sociali, proprio ad opera dei mass media, che annullano le distanze. I modelli di donna vincente che si vedono al cinema o in televisione vengono spesso presi come esempi da imitare, essendo le loro figure ormai alla portata di tutti. D'altra parte, essere magri è un ideale di salute e bellezza mai completamente raggiungibile, in quanto i modelli estetici proposti dalla televisione vanno al di là delle possibilità della vita ordinaria.
Il valore sociale dell'apparenza
La società odierna ha accordato un'attenzione spesso esasperata alla dimensione estetica e ha sviluppato un eccessivo interesse per l'aspetto esteriore del corpo. Si giudica l'altro non per le sue qualità interiori ma sulla base del suo aspetto fisico.
Le ragazze anoressiche hanno assorbito completamente tale tendenza e si sentono accettate solo per come appaiono, più che per il semplice fatto di esistere. L'apparenza misura il valore e la desiderabilità delle donne, anche se la ricerca continua di perfezione costituisce una restrizione alla libertà mentale.
Il disagio dell'anoressica risulta ancor più accentuato da una cultura dell'apparenza, che la fa morire di fame pur di essere accettata. Il corpo magro, privo di debolezze e di bisogni, diventa un’esibizione della propria vittoria.
Il forte senso di inadeguatezza che l'anoressica sperimenta dentro di sé la spinge a dimagrire per sentirsi apprezzata, in quanto l'obiettivo magrezza è un valore, universalmente condiviso e conforme alle richieste dell'ambiente. Poiché si sente esistere solo attraverso gli occhi dell'altro, l'anoressica si costruisce una maschera, con la quale decide di affrontare il mondo, per celare il suo vero sé, ritenuto ripugnante e inaccettabile. Questo processo concorre alla costruzione di un falso-sé, che, dietro la facciata di efficienza e perfezione, nasconde un profondo bisogno di dipendenza dall'altro.
Essendo cresciute con un senso molto fragile di sé e del proprio valore, le anoressiche ricercheranno continuamente l'approvazione altrui, possedute dalla smania di apparire e di piacere universalmente. L'anoressica è infatti sempre fortemente narcisista e la sua sensazione di essere la più magra di tutte accresce a dismisura il suo senso di onnipotenza. Stare a metà, essere normale, per lei equivarrebbe a non esistere.
Tale desiderio viene rinforzato dal culto della snellezza particolarmente vivo nell'ambito della moda. La magrezza, anche eccessiva, è vista come il biglietto d'ingresso in questo mondo dorato. Gli stilisti insistono sul troppo snello, provocando un'ampia incidenza della malattia nell'ambiente delle indossatrici, il cui corpo magro diviene lo strumento di successo per eccellenza.
L’anoressia non può tuttavia essere riduttivamente ricondotta al mondo della moda: non si diventa, infatti, anoressiche solo per imitare i modelli di bellezza androgina delle indossatrici. Il nucleo profondo di tale scelta esistenziale scaturisce da un rifiuto di tale estetica dell'apparenza nel continuo tentativo di annullare la fisicità del corpo, fino a diventare dei veri e propri scheletri viventi.