E’ frequente osservare il manifestarsi di comportamenti trasgressivi, difficoltà emotive, intensi sbalzi di umore e incapacità di tollerare le frustrazioni.
L’adolescenza è l’età del cambiamento, come la stessa etimologia della parola implica: 'adolescere' significa in latino 'crescere'. Tutte queste modificazioni fanno parte di un normale processo di trasformazione, essenziale per permettere al giovane di diventare adulto. E’ infatti attraverso questa “crisi” che ogni ragazzo crea la propria identità, come persona distinta dalle altre, e consolida la sua personalità. Anche se è per tutti, o quasi, un periodo difficile, non si tratta di una malattia, ma di una fase della vita in cui si vivono forti oscillazioni e turbolenze che spesso trovano la loro naturale soluzione attraverso il processo di crescita.
I tempi di tale processo possono variare da individuo ad individuo per una complessità di fattori familiari, socio-culturali e personologici. Si tratta di un processo che in realtà non ha mai una fine. I problemi che emergono per la prima volta nell’adolescenza iniziano da quel momento a far parte del panorama esistenziale di ognuno. L’adolescenza si configura non solo come una tappa o fase da superare, ma anche come l’inizio dell’esperienza più importante, ossia della “vera vita”, intesa come l’insieme delle scelte, dei dilemmi e dei cambiamenti continui.
Questi mutamenti generano spesso nei genitori dei sentimenti d’ansia, legati al futuro dei propri figli, alle loro difficoltà relazionali e scolastiche. Si tratta di preoccupazioni condivisibili, ma che si riferiscono ad una fase della crescita che tutti hanno attraversato, genitori compresi.
La situazione diviene problematica nel momento in cui i familiari si accorgono che dietro alla “crisi adolescenziale” si cela un disagio più profondo. Esso si può manifestare attraverso un arresto nel processo di cambiamento che può comportare disagi psichici di varia natura, quali comportamenti antisociali, dipendenze da sostanze, disturbi del comportamento alimentare, ritiro sociale, difficoltà nell’affrontare le situazioni del quotidiano… Si tratta di comportamenti che compromettono la possibilità del ragazzo di aprirsi alla vita e alle nuove esperienze che essa gli propone.
Al contrario, si può anche riscontrare un eccesso di equilibrio e di apparente maturità che può portare ad una “pseudo-crescita” e alla formazione di quello che viene definito in psicologia come “falso sé”. L’adolescente si crea un’immagine di sé artificiosa, ossia appare al mondo come una persona che ha già raggiunto una piena maturità, anche se questo è un modo per celare una grande fragilità.
Altra situazione è quella in cui il ragazzo non vive alcuna “crisi adolescenziale”. In questo caso, il soggetto non emergerà da quello stato di dipendenza che caratterizza il periodo dell'infanzia e non riuscirà ad operare quel processo di differenziazione del sé.