La cosa ancora più problematica è che, durante il giorno nella cosiddetta seconda casa (ufficio/abitazione), la bambina dorme la maggior parte del tempo, ed oltretutto devo essere io a svegliarla, altrimenti salterebbe anche i pasti.
Si ringrazia anticipatamente e si porgono cordiali saluti.
Risposta
Gent. Sig.ra,
lei parla di due case: una casa-ufficio e una casa-abitazione. Sembra che non esista uno spazio unico di riferimento, sua figlia probabilmente vive la sua casa-abitazione come uno spazio estraneo, in cui non riesce ad espletare i suoi bisogni quotidiani. I bambini molto piccoli sviluppano un senso di appartenenza a luoghi e persone che devono rimanere invariati, perché fonti di sicurezza e di stabilità. Qualsiasi cambiamento viene vissuto come uno violazione del loro spazio “interno” e si difendono attraverso comportamenti di compensazione, come il prolungamento del sonno diurno e la perdita dell’appetito.
Ritengo che sua figlia abbia trovato in questa casa-ufficio il suo luogo simbolico di protezione e quindi rifiuta qualsiasi altra possibilità di accudimento. Si tratta di passaggi temporanei nell’evoluzione psichica dei bambini, ma non vanno sottovalutati, in quanto l’interiorizzazione delle prime modalità di cura rappresenta il presupposto per lo sviluppo di una personalità equilibrata e armonica.
Credo pertanto che sarebbe opportuno approfondire con lei alcune questioni legate alla sua modalità di interazione con sua figlia, al fine di prevenire eventuali situazioni di disagio.
Dott.ssa Arianna Nardulli