Gli uomini sono invece maggiormente attratti da nuovi Cd, videogiochi e software, che devono comprare non appena escono sul mercato. Anche cravatte, scarpe e giacche sono regali che spesso si concedono, con la scusante di non avere altri vizi, come il fumo o l’alcool, per ricompensarsi delle fatiche della giornata di lavoro.
I significati dello shopping compulsivo
Lo shopping compulsivo può avere diverse finalità, non sempre consapevoli a chi acquista. Può rappresentare:
- una specie di “terapia dell’anima”, poiché riduce la tensione e aiuta a riacquistare serenità. La ricerca del negozio, del prodotto, del colore, delle dimensioni, della marca, produce un’eccitazione che viene scaricata con l’acquisto. E’ comunque una terapia di breve durata, che può risolvere tensioni momentanee, ma non certo i problemi più profondi della persona.
- un modo per attirare l’attenzione e il rispetto degli altri, per affermare il proprio potere e vincere così un complesso di inferiorità. Lo sanno bene i commessi e i negozianti, che non perdono occasione per adulare l’acquirente, sottolineando il suo buon gusto e la sua indiscutibile capacità di scegliere.
- un modo per gratificarsi, riempire un vuoto presente o passato, evadere dalla realtà quotidiana frustrante e stressante, tenere a bada ansie e preoccupazioni, riacquistare sicurezza in se stessi.
- una forma di gratificazione infantile, poiché permette di incorporare, acquistandolo, l’oggetto del desiderio, rivivendo in qualche modo l’esperienza confortante e protettiva del neonato dopo la poppata al seno della mamma.
Altri disturbi del controllo degli impulsi
Lo shopping compulsivo è una vera e propria dipendenza, non fisica, come nel caso di alcool e droga, ma psichica: sono depresso, quindi devo acquistare per tirami un po’ su! Si comincia in maniera lieve e sporadica, per rimanere presto chiusi in un circolo vizioso che spinge a comprare e a spendere sempre di più.
I disturbi del controllo degli impulsi hanno le seguenti caratteristiche:
- incapacità di resistere ad un impulso, a un desiderio impellente, o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé o per gli altri;
- prima di compiere l’azione, la persona avverte una sensazione crescente di tensione o di eccitazione;
- nel momento in cui commette l’azione stessa, prova piacere, gratificazione o sollievo;
- dopo l’azione, vi sono rimorso o senso di colpa.
Lo shopping compulsivo assomiglia, per queste caratteristiche, ad altri disturbi del controllo degli impulsi:
- come la cleptomania, che è caratterizzata dall’ incapacità di resistere all’impulso di rubare oggetti che non hanno utilità personale o valore commerciale; la differenza fondamentale tra i due disturbi è che la compratrice coatta provvede sempre a pagare ciò che acquista;
- un altro disturbo del controllo degli impulsi è il gioco d’azzardo patologico: come lo shopping, anche il gioco produce un’impennata di adrenalina, uno stato di tensione, una sensazione temporanea di potere; in comune c’è anche la consapevolezza di non riuscire a fermarsi una volta iniziato a comprare o a giocare, e questo può creare paura e angoscia. Perdere il controllo genera poi il desiderio di rimettersi alla prova: ecco allora un nuovo acquisto o un’altra giocata.
Vi sono persone che più facilmente cadono preda delle varie forme di dipendenza. Talvolta lo stesso individuo ne presenta più d’una (ad esempio bulimia e shopping, gioco patologico e alcool, shopping e droga, ecc.), oppure può accadere che una dipendenza prenda il posto di quella che è stata da poco superata.
Il ruolo della pubblicità
Lo shopping compulsivo è una di quelle malattie legate alla società del consumo e del benessere. Il ruolo della pubblicità non è infatti da sottovalutare: la pubblicità ci invita a credere che lo shopping possa diventare una ragione di vita e permetta di cambiare la propria personalità, se non l’intera esistenza.
La pubblicità ci assicura di poter comprare quello che vogliamo essere: dà la forma commerciale ai nostri desideri inconsci, tanto che un vestito, un profumo, un accessorio riescono a soddisfare desideri di sicurezza, conforto, identità, status sociale e potere. Questo perché la cultura contemporanea ci spinge a forme di gratificazioni infantili invece che alla ricerca di condizioni di vita più appaganti, sul piano familiare, lavorativo o sociale. I periodi delle svendite e dei saldi, inoltre, esercitano un fascino irresistibile per i compratori coatti.
Anche la diffusione della carta di credito, che permette di possedere all’istante e di pagare in seguito, si rivela deleterio, poiché attenua le inibizioni e i limiti che normalmente ci si pone di fronte agli acquisti.
Le cure
Dal momento che lo shopping compulsivo si presenta spesso come problema collegato ad altri disturbi mentali o di comportamento, è lo specialista che deve valutare l’insieme delle problematiche presenti nella persona per arrivare ad una diagnosi il più completa possibile.
Per quanto riguarda il trattamento a base di farmaci, le medicine impiegate appartengono al settore dei farmaci antidepressivi, che servono a rendere stabile l’umore, oltre a farmaci che tengono sotto controllo le idee ossessive.
Non esiste ancora la pillola infallibile nella cura della mania degli acquisti. Quello che è certo è che non è necessario nessun farmaco per quelle donne che solo saltuariamente presentano episodi di compere compulsive, che non causano solitamente gravi situazioni di stress personale, socio-familiare o finanziario.
Nella maggior parte dei casi, invece, ad una cura a base di farmaci, può essere molto utile integrare una psicoterapia. E’ importante capire quale valore simbolico ha la dipendenza per la persona che ne soffre e andare alla radice del problema: quali sono i bisogni psicologici che la dipendenza soddisfa, se vi sono blocchi psicologici, ferite narcisistiche dimenticate o rimosse dalla coscienza. Essendo lo shopping compulsivo un modo per sopperire alla mancanza di autostima della persona, l’intervento terapeutico ricerca i motivi che stanno alla base della svalutazione di sé.
Da ultimo, sull’esempio dei gruppi per alcolisti, in America si stanno già organizzando gruppi di Debitori Anonimi, vittime della malattia degli acquisti. Si tratta di una forma di terapia di gruppo ancora in via sperimentale, dove i compratori compulsivi si ritrovano per condividere le emozioni negative (senso di colpa, sconforto) che si provano una volta terminato lo shopping.
Consigli utili
Vi sono delle strategie, usate anche nelle psicoterapie volte alla cura dello shopping compulsivo, che mirano ad aggirare l’ostacolo, cioè a trovare dei modi per togliere la forza all’impulso irrefrenabile di comprare e spendere:
- evitare di imporsi dei divieti sul proprio comportamento, poiché questo non fa che aumentare la voglia di infrangerli;
- girare per negozi senza acquistare niente almeno per la prima ora: la compulsione infatti si allenta se si interrompe la sequenza “sono in ansia-spendo-mi calmo”;
- prescrivere il sintomo, cioè dire “o mi astengo dal comprare, o devo comprare almeno dieci oggetti uguali a questo”: in questo modo la persona gestisce il suo sintomo e il sintomo perde molta della sua forza coercitiva.